Intervento di Massimo Valentini, presidente del Cosvim Confidi: “Grande dignità dei terremotati e vera carità dimostrata da tutto il territorio marchigiano”
Fermo, 26 novembre 2016 – Recentemente un albergatore locale mi ha fatto presente di essere rimasto molto colpito dalla dignità dei terremotati ospitati nella sua struttura. Nessun lamento, nessuna pretesa, nessuna polemica, grati per l’aiuto ricevuto, con il pensiero fisso a come poter ricominciare. Colpisce nello stesso modo lo spontaneo e personale moto di solidarietà che ha coinvolti tanti. Di fronte alla consapevolezza della propria fragilità ci si fa compagnia e si fa l’esperienza di come la carità sia la dimensione più vera del proprio essere. Proprio in questi giorni si svolge la 20ª Colletta Alimentare che ha tutti questi tratti. Ritorna a galla una esperienza antica che ha impregnato da secoli la nostra cultura e che non muore, nonostante sia in totale antitesi ad imposti modelli dominanti. Guardando alcuni, si osserva che la dimensione della carità non è un atto pietistico, ma una posizione culturale che affronta le circostanze della vita con una capacità creativa impressionante che rende irriducibili in qualsiasi situazione. La circostanza terremoto in questa esperienza sta diventando una forte provocazione al cambiamento che richiede un lavoro per comprenderne i contenuti e le modalità della sua attuazione, nella consapevolezza che cambiando si potrà continuare a vivere e a costruire.
In particolare oggi, per le nostre imprese e per le varie istituzioni locali, si approfondiscono tre sfide determinanti per il futuro del nostro territorio che già alcuni stanno consapevolmente affrontando. Il desiderio di continuare a vivere e lavorare nei luoghi terremotati implica la crescita di una capacità di dialogo con l’ambiente e la natura circostante che hanno determinante caratteristiche che vanno considerate e rispettate. In tale prospettiva lo sviluppo e l’applicazione delle più moderne tecnologie possono permettere tale dialogo e la ristrutturazione o realizzazione di insediamenti in grado di resistere nel tempo. È richiesta per questo un’apertura alle innovazioni e al cambiamento dei metodi e delle organizzazioni che possono permettere questo lavoro di armonizzazione al contesto ambientale. La seconda sfida è il decisivo sviluppo dei modelli di cooperazione e collaborazione tra imprese e tra enti.
La ricostruzione necessariamente dovrà riferirsi a raggruppamenti tra imprese che danno la garanzia di determinanti standard qualitativi e la micro impresa che non collabora con altre avrà come unico spazio il sub appalto da parte di grandi imprese che verranno ad operare nei nostri territori. Così pure il rilancio turistico e commerciale delle zone terremotate non potrà avvenire attraverso solo con l’impegno della singola micro impresa o del singolo comune, ma attraverso raggruppamenti in grado di sviluppare progetti credibili che possono intercettare i fondi nazionali e comunitari che verranno messi a disposizione. L’ultima sfida riguarda la dialettica tra identità territoriale e strumenti digitali. L’esperienza mostra chiaramente che la retorica della forza attrattiva di una identità territoriale diviene autoreferenzialità se oggi non è in grado di connettersi con le enormi possibilità che gli strumenti digitali oggi danno. Come pure la sottolineatura esclusiva della digitalizzazione che non viene sposata con il carattere distintivo della identità non ha alcuna possibilità di attrattiva reale nelle sconfinate proposte oggi presenti nel mondo digitale.
Su queste sfide ci sono già cantieri in corso ove la persona sta facendo l’esperienza del cambiamento, in primo luogo di sé aprendosi ad un nuovo orizzonte e ad una nuova prospettiva più adeguata al proprio desiderio e nello stesso tempo della fisionomia del proprio lavoro, della propria azienda o del proprio ente che diventano più adeguati a rispondere ai nuovi bisogni che la circostanza terremoto ha imposto. L’apertura al cambiamento implica la presenza di un soggetto che mantiene il carattere centrale del proprio umano ovvero un desiderio non ridotto, che non si accontenta di consumare o di apparire, desiderio che viene continuamente ridestato da altre presenze umane che sono evidentemente attraenti e capaci di generare quell’educazione che costituisce la risorsa più necessaria per affrontare questo momento storico per il nostro popolo.
Massimo Valentini.
Leggi l’articolo sul “Resto del Carlino” del 26 novembre 2016